Bon Ton a lavoro

Bon Ton a lavoro

Oggi, l’esperto di bon ton Nicola Santini ci fa lavorare sul nostro look. Segui i suoi consigli per un perfetto outfit al tuo ritorno in ufficio.

di Nicola Santini- esperto di etichetta e autore di NON LO FACCIO PIU’

Si parla molto spesso di look per il primo giorno di lavoro, troppo poco quando il lavoro è già acciuffato. Sì perché il lavoro è un po' come un partner. Non ha nessun senso vestirsi per la seduzione i primi mesi e poi lasciarsi andare. Ecco quindi che il mio 'back to work' di oggi é dedicato  all'importanza del Look professionale, non per il colloquio ma proprio per tutti i giorni.

In questa caldissima estate i primi ad essere stati bacchettati per gli outfit poco consoni sono stati i nostri parlamentari. “Montecitorio Beach” l'etichetta affibbiata da alcuni che contestavano le mise un po' troppo succinte di alcune deputate, considerate poco rappresentative del Look istituzionale.
La giustificazione più ricorrente è stata legata al clima, ma ormai l'estate è finita e devo dire anche il Governo. Quindi bene passare all'operatività anche in vista del cambio armadi.

La regola che vale sempre è che non esiste il look perfetto, ma esiste il look più idoneo al contesto che è sempre quello a farla da padrone.
Molte persone delegano, anche se sarebbe meglio dire incolpano, l'espressione della propria personalità agli abiti. L'abito ha di sicuro un grande ruolo, il problema è che non è il posto di lavoro quello in cui è richiesto di scavare a fondo nelle sfumature della personalità, perché è la professionalità che dovrebbe parlare a gran voce, specie se non si lavora come liberi professionisti ma si rappresenta un'azienda.
È quindi importante, quando ci si pone la questione di quale abito indossare, capire che aria tira sul posto di lavoro. Se è un contesto dove agli uomini è richiesta giacca e cravatta e alle donne un look sobrio, andare avanti con colori sgargianti o fantasie che gridano vendetta non è mai appropriato. Poco importa se, come si continua a leggere in questi giorni, qualcuno sente minacciata la propria libertà. Libertà è rimanere se stessi anche con indosso un abito che ricordi il motivo per cui siamo seduti a una scrivania o dietro il banco di un supermercato. Detto questo, veramente troverete qualcuno che avalli il desiderio di un abito blu elettrico.
C'è poi il tema della fisicità. Vale tanto per quegli uomini che coltivano i propri pettorali dietro ai bilancieri, che per le donne a cui Madre Natura o una cugina chirurgo hanno regalato forme generose e ben distribuite.

Il bisogno di esibire le forme riducendo le lunghezze o sbottonando i bottoni ha ben poco a che vedere con l'eleganza, ma anche poco con la furbizia. In certi contesti Infatti seduce molto di più l'immaginazione rispetto alla sfacciataggine.
Perché va tutto bene quando va tutto bene, ma poi al primo errore si potrebbe trovare la voce look inappropriato nel conto.
Se c'è quindi una parola chiave con la quale marcare a fuoco il guardaroba lavorativo è “sobrietà con carattere”.

Questo vuol dire scegliere abiti innanzitutto che stiano bene indosso e non stonino con l'ambiente circostante, siano sufficientemente comodi per poter reggere una giornata o una serata lavorativa senza però apparire sciatti o trasandati. Se poi è il colore l'argomento preferito, nessuno vieta di scegliere un accessorio che possa essere una cravatta, una cintura, una borsa o un paio di occhiali colorati sununa base neutra, ma senza optare per un total look che rischi di prendere il sopravvento.
E per chi leggendo i consigli sbadiglia perché si sente giustificato da una professione creativa, vorrei ricordare il look di dei grandi stilisti italiani ed internazionali, persone che saranno ricordate sempre per il loro stile, non per il singolo outfit.

 

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